L'ultima di Novembre

Pochi chilometri di distanza scenari completamente diversi, la nebbia avvolge la città, dalla pianura penetra nella vie e sotto i portici bagnando tutto quello che tocca, si addentra nella provincia e si appoggia alle prime colline. 

Zappolino è il confine tra l’autunno grigio della bassa e quello colorato dell’Appennino.

Al ritrovo a Zola arriviamo bagnati, non piove ma il casco gocciola come se dal cielo cadesse acqua a catinelle. Saliamo subito verso l’alto, Calderino, via Landa, l’inizio di Montemaggiore è la porta che ci fa entrare nel sole. L’apriamo convinti e la chiudiamo altrettanto decisi, salendo agili senza menare le nostre fredde gambe lungo i tornanti soleggiati della prima salita.

Ci godiamo il sole buttandoci verso la Valsamoggia dove la nebbia alla chetichella è riuscita a intrufolarsi sfruttando il letto del fiume. 

Lo scenario è stupendo, sembra veramente di tuffarsi dentro un letto soffice di ovatta e piume, ma il risveglio sul fondovalle è meno dolce, con le gambe raffreddate dalla discesa e i ragazzi davanti che cercano di riattivarle, mulinando veloci prima Zappolino, poi Ziribega, attraversando Castelletto, e salendo a MonteOmbraro da Ciano. 

C’è chi si risparmia, chi prova ad aprire il gas, chi lo apre sul serio e chi invece fa il botto spegnendosi alle porte del paese e decidendo che forse è meglio tornare verso casa. 

In pianura la nebbia domina, dall’alto la si vede tutta, per estensione e per altezza. Modena e Bologna sono immerse in questa polvere acquosa nera e infida, chi prosegue decide di rimanere in Appennino e godersi i raggi di sole tra gli alberi ormai spogli, scaldando e sfogando le gambe, chi scende mani basse antivento addosso pennellando dolcemente i tornanti verso Savigno, trovandosi poi nel fondovalle cazzotti di vento in faccia che liberavano la bassa dalla nebbia e imprigionavano nella fatica le sue già stanche gambe.

L’inverno è alle porte, in settimana darà le prime gelate, ma la bicicletta per noi è vita e senza non possiamo stare.