Il primo giro PrimaverInvernale.

È il primo giro dell’inverno, l’ultimo prima delle abbuffate Natalizie, si progetta un lungo, la giusta salita senza esagerare, ma superando almeno 130 km.
Il giro tondo Porrettana-Fondovalle è l’ideale. La Porrettana con i suoi strappetti, la salita alla Masera da Gaggio, salita lunga, vera, ma non esagerata, la discesa verso il Dardagna da Rocca Corneta, altri due chilometri di salita per una coca a Fanano, e la discesa dal Fondovalle, prima spedita e poi con qualche salitella a rompere il ritmo.

Gianluca tra 4 mesi andrà a fare la Liegi Bastogne Liegi, quattro mesi sembrano tanti, ma passano in un baleno, e bisogna cominciare a mettere legna in cascina già in inverno, possibilmente senza bruciarne troppa.

Il chilometraggio previsto del giro è perfetto per iniziare gli allenamenti verso il Belgio, il dislivello meno, ma giusto visto il periodo, Gianluca pedala bene già dalla fine dell’estate, ormai la sua esperienza sopperisce anche a fuori giri imprevisti.
Si mette davanti già in Porrettana, gli do il cambio ma, sovente, prima del previsto torna davanti a tirare.

Mi accompagna lungo la Porrettana, come salmoni andiamo controcorrente al Reno, che carico della neve sciolta dallo Scirocco che ci schiaffeggia ad ogni curva, scende verso il mare. 

Pedaliamo bene, a volte ci affianchiamo e parliamo, il traffico di Natale dei ritardati dei regali è intenso e procediamo senza intralciare la loro frenesia.
A Riola il Corno ci appare davanti in tutta la sua maestosa tristezza. La neve è sparita, scorre sotto di noi nel Reno, qualche canalone è ancora bianco, non sembra Natale, sembra Aprile inoltrato, anche se in realtà negli ultimi venti Natali spesso il Corno si è mostrato così spoglio e con gli impianti chiusi. Saliamo verso Gaggio chiacchierando, di tutto anche del valore che ha un giro al cimitero. Ci sono 15 gradi, e il vento ci sbatte da una parte all’altra della strada, la Montagna è verde, scorre acqua in ogni canale, fosso o torrente, l’acqua è una musica che spegne il rimbombo fastidioso del vento nelle orecchie e ci fa da colonna sonora.
La discesa della Masera verso il Fondovalle è più stancante della salita. Il vento che corre verso valle giù dal Corno ci costringe varie volte a correggere le curve all’ultimo secondo, disegnano angoli retti come con la squadra e non splendide curve fatte a compasso. Nell’ultimo tornante, prima di arrivare sul Dardagna, il vento cerca di disarcionarci, ma siamo bravi e prudenti e continuiamo la nostra pedalata. 

Le energie spese cominciano ad essere tante, la fame si fa sentire e spendiamo altri due chilometri di salita verso Fanano per una Coca e un panino speck e brie e una crescenta cotto e fontina.
Ci involiamo verso Vignola strattonati dal vento, conosco ormai da tanto Gianluca e dopo tanti giri fatti insieme non lo avevo mai visto tirare con tanta foga. I miei cambi continuano ad essere brevi, appena può mi sorpassa e si mette davanti a tirare. Lo lascio fare, gli do una mano e nel giro di meno di un’ora e mezza siamo dopo Vignola attaccando la salita che va verso il Castello di Serravalle, che maestoso segna la fine della salita.
In cima le Alpi si aprono al nostro cospetto, quel vento malefico che per tutto il giro ci ha preso in giro e ci ha fatto dannare ha pulito l’aria facendoci notare quanto è bella, e in fin dei conti corta, l’Italia.
Stanchi ma felici, scarichi di energie e nervosismo, ma carichi di entusiasmo aspettando il prossimo giro, finiamo il primo giro dell’inverno in un clima primaverile con poco meno di 160 km e 1600 metri di dislivello.

Gianluca pedala già con la testa in Belgio, con la testa e il vento del Belgio. 

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