Caldo Sabato di Novembre.

Quando Loris dà appuntamento alle 9:45 alle Viro vuol dire che alle 9, 45 minuti e 5 secondi lui è già 200 metri davanti a noi che pedala. 
È un mistero come faccia ogni volta a dire andiamo senza lasciarci neanche il tempo di alzare la testa dal manubrio e ritrovarcelo puntino davanti a noi, in fuga verso il giro di giornata. Dopo anni ancora non lo abbiamo capito e dopo anni partiamo ad inseguirlo, questo sabato ad inseguirlo ci ha pensato Ale Galluzzo che è rimasto davanti addirittura fino al Parco Verde, dopo Calderino, per riprenderlo, con andatura moderata ma costante. E quando ai piedi di Mongardino, Vincenzo, fa notare che ci siamo dimenticati Diani, Loris, secco, afferma che non c’è lo siamo affatto dimenticati era lui che era in ritardo. Altoatesino di Bolzano gli Svizzeri per Loris hanno il fuso orario. 
Lorenzo colma il ritardo con un inseguimento incredibile dopo aver provato a rallentarci con chiamate e messaggi inascoltati, riprendendoci in cima a Mongardino.
Dopo un venerdì di pioggia intensa il sabato, imprevisto, regala una giornata di sole anche troppo calda, nonostante le discese schiaffeggino con improvvise ventate gelide nelle zone più in ombra.

A scaldare dal gelo della discesa di Mongardino ci pensa Jack che lungo il fondovalle del Setta parte con una trenata ai trentacinque all’ora portandoci direttamente a Vado e facendoci arrivare a Rioveggio belli caldi, anche troppo, per la salita verso Gabbiano.

La prima neve ha coperto i porcini nei boschi dell’appennino e ha dipinto di inverno il panorama. Prima il Cimone, poi il Corno alle Scale, svettano candidi e splendidi davanti ai nostri occhi e alleviano la fatica che subdola comunque si adagia sul divano dei nostri muscoli.
Per chi è di casa lassù vedermi Corno da lontano fa sempre battere il cuore, vederlo innevato è autentica emozione.
Monzuno da quando la Via degli Dei è una moda, una utile e bella moda, è rinata e al bar insieme al caffè potremmo comprare anche un paio di scarpe da trekking a soli 25 euro. Preferiamo però tornare giù in bici e scegliere in fondo se andare verso casa oppure verso Badolo.

Jack, che vive un sabato di grazia, anticipa tutti e rimasto un po’ attardato a metà discesa gira a destra verso Brento e poi Badolo, scalando il muro di Monterumici. Un errore, un’incomprensione, o forse la visione del cinghialone Cenacchi, che in senso contrario al nostro saliva verso Monzuno, lo ha deviato come per magia a fatiche Cinghialesche?

Anche questo rimane un mistero, i ragazzi salgono verso Badolo da Sasso mentre chi scrive si mette a ruota di Padiglia cominciando a raccogliere dal barile le ultime energie. L’idea di scalare Mongardino e Montemaggiore per il ritorno a casa è accantonata subito, ma la Bazzanese in condizione di riserva ormai vuota diventa un coast to coast NewYork LosAngeles che fa pentire di non aver scelto la solitudine dei monti. Meglio due crampi su un tornate, che lo smarrimento su una linea retta che non conosce fine.

Chi solo 100, chi 130, chi 140 km, chi 1200, chi 1600, chi 1800 metri di dislivello, alla fine sono solo numeri, quello che rimane uguale per tutti è un gran bel giro in ottima compagnia in un sabato meraviglioso. 

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