Le nostre avventure alla Oetztaler 2019

L’Otzaler è la prova forse più dura di tutto il panorama ciclistico europeo? 
È un quesito che rimbalza ormai da anni, sicuramente è una prova durissima, definirla Granfondo diventa riduttivo, definirla randonee forse esagerato.


È una prova che comincia in discesa e finisce in discesa. In mezzo duecento e passa chilometri sulla sella con cinquemilla metri di dislivello in quattro salite, l’ultima il Rombo, trenta km con gli ultimi dieci costanti al 10%, una specie di Mortirolo dalle pendenze leggermente più dolci. 

Il Bikestudio si è presentato alla dura prova austriaca con un bel gruppetto di corridori e nessuno di loro alla fine ha deluso le attese, anche se non per tutte la soddisfazione finale è arrivata. 

Per alcuni come Ale, Fabio e Guido il weekend austriaco è iniziato giovedì con una sorta di mini ritiro fatto di giri in biciclette, abbuffate di pasta e assillante controllo del meteo per domenica. 

Guido non aveva mangiato mai così tanta pasta in vita sua, e sembra che per il suo ritorno sua moglie abbia affittato un campo di soia dalle parti di Malacappa dove potrà ritornare a pascolare le sue vecchie abitudini.

Fabio invece non ne aveva mai mangiata cosi poca, ma aveva deciso di fare il bravo e rimanere in compagnia dei due amici e si era trattenuto. Aveva fatto bene, o forse no.  

Alla fine il meteo è stato più che clemente e ha regalato raggi di sole lungo tutto il percorso. 

Ognuno dei nostri ha corso con il proprio passo, tranne in partenza dove il ritmo lo ha dettato Ale, il quale ha affrontato la discesa verso Otz, e l’inizio del Kuthai, con tutto il gas aperto, togliendo dalle ultime posizioni i nostri corridori verdeFluo e portandoli più avanti possibile. 
Un’accelerazione che ha esaltato i ragazzi che hanno affrontato le prime tre salite con il fuoco nel corpo arrivando carichi, dopo centocinquanta chilometri, ad affrontare il Rombo.


Ma con il Rombo non si scherza e tutti i nostri ragazzi quel fuoco che avevano dentro alla fine li ha bruciati. 

Solo uno però non è riuscito ad arrivare a Solden, ma la sua prova rimane epica e gigantesca. 

Fabio ha bucato dopo dieci chilometri dalla partenza. 
Il tubolare era inutilizzabile ma l’assistenza tecnica della manifestazione gli e lo cambiava e alla modica cifra di 113 euro riusciva a ripartire. 
Era ultimo, solo dietro alla macchina del fine corsa per quarantacinque chilometri iniziava una rimonta epica, terminata stremato a 9 km dalla fine del Rombo. 

Non finirla è stato un vero peccato, a quel punto dopo 10 ore e 18 di inseguimento e 113 euro in meno nel borsello, la stanchezza doveva essere veramente ingestibile, ma per Fabio rimane comunque un’impresa aver gestito con tale forza un’emergenza del genere.

Ale ha cominciato ad avere i crampi da metà Rombo e gli finiranno al Meloncello Domenica prossima 8 settembre, ma ha finito in 9 ore e 10, pochi minuti in più rispetto a tre anni fa, ma con la stessa immensa soddisfazione. 

Guido invece dopo il carico di carboidrati è ancora lì che pedala, più che altro per capire come ha fatto a finire in 9 ore e 01 e non in 8 ore e 59. 

Mauro Padiglia è stato il migliore dei nostri, ha finito di poco sotto le nove ore dopo aver attaccato il Rombo a 5 ore e 43. 
Qui si vedono i veri campioni. 
Come Dumolin la pancia ha cominciato a dire che il Rombo non gli piaceva, forse preferiva un’Orata, ma ormai era lì. 
A 10 chilometri dalla fine dell’infinita salita, espletava i suoi bisogni e vuoto arrivava al traguardo dopo tre ore dall’inizio del Rombo. 
E c’è chi il Rombo lo cuoce e si cuoce anche per più di 4 ore. 

Stefano ha bucato sul Kuthai, una rottura che non avrebbe mai voluto avere, ma che lo ha caricato di adrenalina fin sul Rombo dove dice di aver parlato con Dio. L’Onnipotente lo ha convinto che quello che stava facendo era bellissimo. 
Stile Opus Dei, cilicio e frustate, e sono perdonati i tuoi peccati. 

Per tutti un’esperienza bellissima, che vorranno ripetere già nel 2020.


Il tifo su tutte le salite, i bimbi ad allungare le mani per chiedere il cinque, lungo le strade austriache sembra veramente di essere professionisti. 
Queste sono esperienze che non tutte le manifestazioni regalano. 
Arrivare in fondo a questa gara lo descrive in modo perfetto Doriano, quando nell’ultimo pezzo di discesa gli rideva anche il culo.
E vi assicuro che far ridere il culo dopo 9 ore di bici è tanta, tanta roba. 

A parte gli scherzi a tutti un grandissimo applauso, soprattutto a Fabio che ha dimostrato una grinta da vero ciclista anche se alla fine il risultato non è arrivato. 

GRANDI RAGAZZI!


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