Protagonisti anche alla Granfondo Liotto.

Il sole deve ancora sorgere quando ci mettiamo in macchina per raggiungere Vicenza. È Domenica l’autostrada è quasi deserta e nelle poche auto che circolano non è difficile distinguere chi sta guidando. O si vedono bici dentro ai bauli o sopra al tettuccio, o sacchetti di pastura per pesci attaccati agli specchietti retrovisori. Ciclisti e pescatori, appassionati di sport diversi eppure così vicini nel raccontare le loro avventure.
“Ho preso una carpa l’altro giorno nel fiume che sembrava una mucca tanto era grossa, peccato avevo il cellulare scarico se no la foto diventava virale.”
“Che gamba avevo l’altra sera, ho provato a fare il Kom su per Guiglia e sono arrivato ad un secondo dal primo, purtroppo però avevo il Garmin spento.”


Alle sette a Vicenza è già tutto pronto per la Granfondo Liotto, il ritiro pacchi gara è veloce ed efficiente, prepariamo le bici e ci vestiamo con tutta calma, c’è il tempo per un caffè e per una foto, anche per farci avvicinare da una signora Granfondista che cerca compagnia in Maurizio ma che non ne trova corrispondenza.

Pochi minuti prima della partenza l ’aria è umida e il sole a già scalda, preannunciando una Granfondo bollente. Per molti di noi portando a termine la Liotto ci sarà la matematica certezza del brevetto Zero Wind, un bel successo per tutta la squadra e che ci vede protagonisti in diverse classifiche di categoria, per cui ci sarà spazio per un ulteriore post.



Vicenza è bella e i colli Berici si scoprono tanto affascinanti quanto capricciosi. Dopo la partenza complicata tra le strette vie che portano fuori dalla città e che costringe i Granfondisti a rimanere concentrati, (e infatti non si vedono cadute), le salite si susseguono una dietro l’altra con un piccolo intermezzo di una decina di km di pianura poco prima del bivio tra lungo e corto.
Salite lunghe tra i 4 e i 7 km, dalla pendenza media pedalabili, ma che nascondono praticamente tutte strappi a doppia cifra che prendono le gambe, insieme al caldo, e le stringono come si stringe una spugna madida d’acqua svuotandola completamente.


Il muro dell’Aquila, penultima salita di giornata, è il simbolo della Granfondo e affrontarla, che sia nel percorso lungo, o nel corto, non è stato certo semplice, con quel km e mezzo al quindici per cento di Media, per fortuna tutto all’ombra, e che nascondeva altri cinque chilometri, pedalabili, ma tutti in salita.

L’arrivo sul Monte Berico, poco sotto il santuario, è la degna chiusura di una Granfondo ben organizzata e che ci ha fatto scoprire un pezzo d’Italia bello come tutta la nostra penisola.

E noi su questo pezzo d’Italia abbiamo pedalato e faticato portando tutti a termine la Granfondo, ognuno con le proprie possibilità, forze e le proprie storie.

Due in particolare meritano attenzione, non prima di aver fatto i complimenti a chi si è piazzato nelle vette più alte della classifica.
Come sempre Saba nel lungo, e Villari nel corto, non deludono le aspettative, Saba viaggi davanti tutto il percorso e si classifica undicesimo assoluto e terzo di Categoria, mentre il nostro massaggiatore preferito arriva quattordicesimo assoluto e anche lui terzo di Categoria.


Nel lungo molto bene anche Mauro Padiglia, sessantesimo assoluto sfiorando il podio di categoria, quarto, Guido Frigieri che si mangia il muro dell’Aquila ma non lo digerisce chiudendo in calando ma arrivando comunque settimo di categoria e Ale Galluzzo subito dietro Guido a poco più di un minuto.

Grande è la prestazione comunque di tutta la squadra, che ci ha consentito di arrivare secondi! 


Ma un plauso speciale va al nostro Dom, detto anche l’amichevole per la sua andatura a testa bassa ai quaranta all’ora appena si parte. Dom si è classificato quarto nella sua categoria e centoquindicesimo assoluto dopo aver accompagnato Gianluca, per tutta la Granfondo, preso da una cotta che ricorderà per un bel po’.
Dom ha preferito lasciare il gruppetto dove era perdendo così la. Possibilità di salire sul podio di categoria per rimanere accanto al suo compagno di squadra. Questo è lo spirito che ogni ciclista deve avere e non sarà salito sul podio ma per noi Dom è stato il vero vincitore di questa Granfondo.

La Maglia nera è un simbolo del ciclismo che fu, ricco di storie e di lotte di chi voleva assolutamente arrivare ultimo e indossare quella maglia.

Alcune Granfondo fanno una vera e propria festa all’ultimo arrivato, alla Liotto no, ma noi possiamo vantarci di avere vinto in questa Granfondo la maglia nera.

Ultimo arrivato del percorso lungo della Liotto è infatti il nostro mai domo Maurizio Lodi. Invitato da una bella signora a fare il medio con lei, così si sarebbero divertiti insieme, (queste le testuali parole), Maurizio ha optato per il percorso lungo nonostante, a suo dire, un virus gastrointestinale lo aveva debilitato. Il percorso lungo lo ha premiato con tanta fatica e l’ultimo posto, anche se forse il virus non c’entrava. Il dubbio che aleggia nel team è che il buon Mauri sia andato piano apposta per non incontrare di nuovo la bella signora, che infatti era al parcheggio a scambiare i numeri di telefono con un team di Ferrara parcheggiato accanto a lei.

Quella maglia nera nonostante tutto sarebbe comunque stata nostra perché Maurizio è stato scortato fino all’ultimo metro dal grande Fabio Fornacciari. Fabio, ormai esperto di ritardi immensi, la maglia nera la sogna da anni, ma ha voluto sacrificarsi lasciandola a Maurizio. Il suo era solo un allenamento in vista dell’Otzaeler, perché a Solden la maglia nera la premiano veramente!

Il Bike Studio c’è, ovunque e comunque!

Commenti

Post popolari in questo blog

Campioni D'Italia Aics con il Grande Saba!

Le nostre avventure alla Oetztaler 2019

Bologna-Palermo in bici, by Alessandro Galluzzo!