A tutta Futa

La colazione per il ciclista è molto importante, fondamentale per il buon esito del giro o ancor di più per una gara. Nel giro del weekend, però, dopo la colazione, ancor più fondamentale è il caffè preso al bar del ritrovo. Quel caffè è un saluto, è uno scambio di chiacchere, una valutazione della settimana, sportiva o familiare, è caffeina utile per tenersi svegli nel traffico della partenza, è distrazione nel caso si pronostichi una giornata molto dura. 

La scienza dice che il caffè innervosisce e subire il nervosismo immotivato di chi vuole assolutamente sorpassarti in pieno centro abitato, quando il tuo gruppo è in fila indiana alla velocità del limite massimo mette alla prova questa proprietà della caffeina, soprattutto se tale automobilista poi accosta e ti vuole menare. Ma il caffè del ritrovo è distensivo, tu non ti fermi da tale maleducato, ma gli fai notare con sorprendente gentilezza, che si trova in centro abitato. 

Inconvenienti che rischiano di rovinare da subito la giornata, ma che vanno lasciati andar giù come il bicchierino d’acqua frizzante dopo il caffè. Anche l’autista dell’autobus che offeso perché il tuo gruppo lo ha sorpassato mentre scaricava ad una fermata ed ora è costretto a superarti può sembrare un inconveniente, ti supera, poi rallenta, e ti rallenta, quasi ad invitarti a seguirlo a ruota, o forse solo per dispetto, senza sapere che dopo trenta chilometri di fondovalle tirati da Galluzzo, quel rallentamento è solo un grandissimo piacere. 

La prima salita di giornata ha il pregio di rallentare la velocità e rilassare le gambe, quando poi è agevole e spensierata, come quella che porta a Montefredente, tenersi dentro la voglia di mulinare il rapportone e staccare tutti, risulta anche piuttosto facile. 
Pochi ciclisti han visto quanto è bello il centro storico di Pian del Voglio, lanciati dalla discesa verso il cielo della Toscana, le Fiorentine di Bruscoli e il Passo della Futa. 

La strada sale l’Appennino ed al contempo è un terrazzo verso le montagne di Bologna e Modena, verso il Corno Alle Scale e il Cimone imbiancati. È un pezzo di Appennino che somiglia tanto ad un tratto Alpino, costeggiando baite e borghi, vecchi ma orgogliosi protagonisti della seconda guerra mondiale, finendo in Abetaie che han visto il mondo cambiare e l’uomo crescerle e sfruttarle fin quando ha potuto. 

La Futa da Pian del Voglio è una delle salite più belle e caratteristiche della zona ed è così poco considerata da renderla sempre così romantica da rispettarla in ogni metro percorso. 

In cima il Passo è nella rotonda, porta in Toscana, verso Firenze andando dritto, oppure girandola tutta riporta verso Bologna e la Pianura, non prima però di una dozzina di chilometri da montagne russe, tra ripide discese e strappi taglia gambe, che si concludono con un chilometro e mezzo di muro puntato verso le pale eoliche del Passo Raticosa. Dodici chilometri presi in divertimento, dove Frigieri, annoiato dal vedere sempre Galluzzo davanti, scattava distruggendo la regolarità asfissiante, ma costruttiva, dell’incontenibile Alessandro. 

Lassù allo chalet dove i motociclisti la fanno da padrone, i taglieri di affettati e le birre passano veloci come il vento che da sempre spazza questo passo. Se le birre si devono lasciare obbligatoriamente andare, gli affettati e le schiacciate si fermano al tavolo insieme a tamugne crostate al cioccolato, mentre i ciclisti Pro non mancano di dare un morso alle barrette della Lifecode, giusto per sentirsi atleti fino in fondo, molto in fondo. 

Quanto è bella la salita, quanto è bella la discesa, attraversato Monghidoro si butta verso il Savena senza far mancare quelle folate, che nel salire, avevano infastidivano non poco e non poco, per fortuna, spingevano nel fondovalle del Setta, che dopo aver scalato Monzuno e disceso a Vado, ci portavano a casa, trainati, come per quasi tutto il giro è stato, dal Frecciarossa Ale Galluzzo, che ai CinqueCerri faceva partire il rivelatore di velocità ai 52 orari.  

130 km, quasi 2000 metri di dislivello, le maniche corte a metà marzo a 900 metri di altezza in terra Fiorentina. 






Non sono sempre i soliti giri, sono sempre splendidi giri.  

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