Autunno di fatica!

È un ‘autunno che si fa fatica a sentire con i suoi caldi eccessivi, ma è un autunno che si vede con le sue nebbie mattutine e la sua umidità pungente, tra zone dove bagna con brina fresca e zone dove appanna con calore improvviso.

Vestirsi per uscire in bicicletta è un sentimento che ognuno gestisce come meglio crede.
Non possiamo sapere, ma soprattutto non riusciamo proprio a comprendere come Guido gestisca il suo stile.
I suoi colori fluo prendono a cazzotti la nebbia, il sole, il giorno, la notte e anche i nostri occhi.

Le chiacchere al bar sono diventate ormai un’abitudine irrinunciabile, si arriva anche un quarto d’ora prima per parlare tra un sorso di caffè e uno di ginseng. Alla spicciolata arrivano tutti si mischiamo le squadre, le chiacchere e le risate, tra nuovi incontri e graditi vecchi ritorni.

La mattina presenta un altro appuntamento, imprevisto e esaltante. Ha rischiato grosso, ha rischiato di dover appendere la bici al chiodo, aveva già il martello in mano, chi dice addirittura la sega appoggiata al tavolo, ma invece il suo destino è quello di rimanere seduto ancora sul sellino.

Prima di andare a recuperare il gradito ritorno, ci scaldiamo sulle salite di casa, quasi tutti decidono di far girare poco le gambe e molto la lingua, anche se verso la cima l’agonismo viene sempre fuori. San Lorenzo da San Martino, MonteMaggiore e Zappolino, tre salite di seguito che mettono subito dislivello sulle gambe.

Recuperiamo il Boss e agili ma decisi lo portiamo fin sotto Guiglia da veri gregari. E da veri gregari lo lasciamo al suo destino, quello di chi è stato due mesi completamente fermo, imbottito di medicinali, e vista la condizione sicuramente non dopanti.
Da amici lo aspettiamo in cima e lo salutiamo, per essere la seconda uscita le gambe si sono mosse bene, sicuri che nel giro di un mese, agonismo o non agonismo sarà di nuovo attaccato alle nostre ruote.

L’ippocastano maestoso prima di RoccaMalatina è già svestito d’autunno, il bosco comincia a colorarsi di mille colori e lo spettacolo di questa natura ci distrae dalla fatica che piano piano prende il sopravvento.

Al paese dei Sassi la svolta a sinistra e la discesa verso la valle.
Pochi chilometri e poi la salita. Taglia in due la montagna, attraversa campi e vecchi casolari, lungo muri cattivi intervallati da falsopiani riposanti.
Si arriva senza accorgersene ma con parecchia fatica a MonteOmbraro. Poi si scende a Savigno per un meritato ristoro, tra Coca-Cola, caffè una tigella e un gelato in focaccia.

Ma il tempo della fatica non è finito.
C’è ancora lo spazio per Mongiorgio, con il suo tornante arrotolato sulla collina e la sua discesa in picchiata alla Badia.

A Calderino c’è chi non vuole saperne di andare a casa e svolta per Mongardino. Chi invece va a casa stanco ma soddisfatto.

Un sabato mattina di fatica e divertimento.
Un sabato mattina in bici.

E domani è un altro sabato. 

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