Il Giro al Corno Alle Scale

Un lungo, con tremila o più metri di dislivello, partendo da Zola non è facile, e sicuramente la prima cosa da fare è salire verso i monti più vicini.

Saliamo subito, infatti, lungo il fondovalle del Lavino e poi su verso Monte Pastore e ancora più su, dove la collina diventa montagna, dove i colli diventano Appennino.
Superiamo Tolè e Cereglio, fino al primo passo di giornata, il Passo Sella della Croce, alle porte di Rocca Di Roffeno. Pochi chilometri, ma già quasi mille metri di dislivello.
Siamo solo all’inizio di una splendida giornata in bicicletta.

E siamo solo all’inizio di tanta salita e poca discesa.

Il Passo Brasa e la sua Statale è lunghissima, parte da Modena e arriva in Toscana, noi ci infiliamo da Bocca dei Ravari e spingendo forte il falsopiano arriviamo a Castel D’Aiano e con buon passo, ma senza esagerare, arriviamo in cima dove l’aria, nonostante si sfiorino i novecento metri di altezza, rimane umida e calda come in montagna non dovrebbe essere.

La speranza è che una volta arrivati vicino alla nostra Cima Coppi di giornata, ai 1600 metri delle piste del Corno Alle Scale, un poco di aria fresca ci regali un attimo di pace.

Sara così?

Mancano ancora parecchi chilometri e parecchia salita, dovremo sudare ancora prima di saperlo. 

Vera discesa non arriva mai, i pochi chilometri di sollievo che portano all’incrocio per Montese sono solo una mera illusione, poi si ricomincia a salire, in tanti Sali e scendi fino a Maserno da dove, gentile e incostante, parte l’ascesa che porta a ValPiana.

Ancora pochi illusori chilometri di discesa verso Querciola, una sosta veloce alla fresca fontana di Corona e dalla Masera si ricomincia a spingere sui pedali, questa volta definitivamente, verso il Corno Alle Scale.

Da Vidiciatico undici chilometri che si innalzano verso il cielo già dai primi metri, per due chilometri, fino a LaCà, dove poche centinaia di metri concedono sollievo alle gambe.

È solo un momento, un piccolo momento, passato il paesino si ricomincia a salire, un chilometro duro a CàTorlaino, due di pianura a Cà Berna e da RioRì, non si scherza più. Si entra in una galleria di Abeti e faggi da cui si uscirà solo in cima, una cima ancora lontana e che ai meno tre chilometri sembra diventare irraggiungibile. 

Dopo la fontana di Madonna dell’Acero la strada decolla al 14% per cento e da qui non si muove più fino ad un chilometro dalle piste da sci dove un tornante concede pochi secondi di sollievo. La strada riprende subito con il suo ritmo asfissiante, una curva e gli alberi si aprono e concedono spazio al sole e al vento e davanti a noi la croce del Corno Alle Scale svetta in cima a Punta Sofia con ancora qualche canalone pieno di neve.

Il lago del Cavone è verde smeraldo e fa contrasto con il verde intenso dei faggi appena vestiti. C’è chi si ferma direttamente al lago e chi vuole finire in bellezza la salita, arrivando fino alle piste con ancora un chilometro cattivo, una galleria di poche centinaia di metri che sembra infinita e la strada che sembra salire sempre di più. È soddisfazione pura per un esercizio di tre chilometri che più che muscolare appare ed è veramente mentale. 

La discesa attenta verso Vidiciatico, una coca e una tigellona che non arriva mai e di nuovo discesa questa volta veloce fino a Gaggio.

Qui la velocità diventa relativa. E di nuovo PassoBrasa, da Gaggio quasi 13 km divisi in due tronconi. Entrambi molto pedalabili e molto belli.

Ognuno spinge quel che riesce, le energie cominciano ad andare verso la riserva i 2000 metri di dislivello sono superati e ci si avvia verso i 3000. Che arrivano con fatica e costanza grazie allo strappo del Conventino che collega Zocca a Tolè e ad un San Lorenzo che è la ciliegina sulla torta che nessuno mai, apparentemente per educazione, vuole mangiare.

Eppure noi ciclisti siamo così, quella ciliegina non avanza mai!

Commenti

Post popolari in questo blog

Campioni D'Italia Aics con il Grande Saba!

Le nostre avventure alla Oetztaler 2019

Bologna-Palermo in bici, by Alessandro Galluzzo!