Dieci Colli 2018, l'abbiamo provata per voi!

La Dieci Colli e il suo nuovo percorso, potevamo non provarlo prima di correrci il 1 Maggio?

Assolutamente no, e così in questo 25 Aprile che sapeva di Ferragosto, sotto un cielo azzurro intenso, privo di alcuna nuvola, ci siamo messi in marcia, abbiamo raggruppato Est ed Ovest e ci siamo messi a pedalare lungo la Val Di Zena.

La Val di Zena la conosciamo bene ma ogni volta regala qualche sorpresa.

L’andatura è allegra ma non esagerata, il primo Maggio sicuramente sarà molto più elevata e molti la salita verso Quinzano la inizieranno con più dei quaranta di media. Purtroppo Danilo si stacca e nessuno avverte, ce ne accorgeremo tardi. A Danilo chiediamo scusa con la promessa di un caffè pagato il prima possibile. (Mi sembra che a tirare ci fosse Galluzzo, ma non ne sono proprio sicuro…).

Salire verso Quinzano è un piacere per gli occhi, in mezzo ai campi verdi che questo sole sta facendo crescere velocemente. Alla Fontana del paese c’è da far la fila per riempire la borraccia, tanti ciclisti e tanta sete. Non sono le undici ma il sole già ricorda Giugno inoltrato e si sente bene a salire verso Loiano. Gli scalatori la fanno da padroni, Saba, Tinti, e Villari non si contengono, almeno così appare, in realtà è che la loro gamba è nettamente superiore a quella del resto della ciurma odierna.

Ci raggruppiamo a Loiano e scendiamo verso Pianoro.

La Dieci Colli torna sulla Statale della Futa come era un tempo per la Cinque. È discesa ma più della metà va pedalata. Questo sarà un passaggio decisivo per arrivare ai Giardini Margherita. Bruciarsi qui vuol dire rischiare di salire sul carro scopa.

Jack si mette davanti e pennella magistralmente le curve verso Livergnano, tirando veramente forte il falsopiano che precede il terribile strappetto taglia-gambe. La discesa poi diventa velocissima e in poco arriviamo a Pianoro e qui, senza tirarci troppo, a Pian di Macina, dove svoltiamo e cominciamo a salire verso prima le Ganzole, poi Badolo.

Alle Ganzole qualcuno opta per girare verso Pieve del Pino, conquistati dal richiamo del mezzogiorno, mentre la maggior continua la scostante ascesa verso Badolo. Ognuno del suo passo, senza forzature eccessive, all’ombra di Monte Adone anche il caldo prende un po' di riposo. Poco perché nelle terribili rampe verso Brento, invece, il sole torna a fare capolino rendendo ancor più dura questa strada distrutta impennata verso il cielo.

Monterumici va conquistato con i denti ben stretti lungo i suoi drittoni al venti percento, chiudendo con i due tornanti più pendenti di Bologna, forse anche più pendenti delle Orfanelle.
In fondo si continua a salire verso Monzuno, altri ci salutano e scendono diretti verso Vado, e rimaniamo in pochi, dopo che altri avevano già salutato a Badolo.

Quattro chilometri che si chiudono veramente con cattiveria, e che in realtà non finiscono in paese, ma continuano verso Rioveggio, con un altro paio di saliscendi che ti fanno sembrare irraggiungibile la sognata discesa. Noi però decidiamo di tagliarla in due questa salita e a Monzuno le sedie del bar sono il giusto premio in questa calda giornata. Seduti con panino e Coca in mano, che finiscono in fretta, veloci come la discesa che ci porterà a Rioveggio.

Da Rioveggio a Sasso Marconi sono diciassette chilometri di statale in leggera discesa. Il vento ci è favorevole e ne approfittiamo grazie ad un Galluzzo indemoniato, (che fosse veramente lui quello che tirava lungo la Val di Zena?). Il primo Maggio sarà una grande fortuna trovare un buon gruppo che possa portare sotto le Ganzole senza grosse trenate, mentre sarà una vera sfortuna trovarsi soli a pedalare lungo questi chilometri che potrebbero diventare interminabili.

Io sono cotto e Gianluca dei Malini pure, decidiamo di salutare i ragazzi accompagnandoli solo fin sotto le Ganzole. Le Ganzole sono sempre rognose, dure, dritte e con il meteo odierno anche estremamente calde.

Ma i ragazzi le affrontano bene e superando anche gli strappetti di Pieve del Pino e Sabbiuno arrivano all’ultima fatica, il temibile Monte Donato. Temibile ancor più che l’ultimo micidiale strappo è la discesa che porta ai Giardini Margherita. Oltre ad essere estremamente tecnica, stretta in mezzo alle ville dei colli è anche molto rovinata e presenta molto brecciolino per terra. Cadere in quel tratto il primo Maggio sarebbe rovinare una vera impresa, un peccato da non commettere, sempre meglio tirare i freni ma arrivare sani e salvi e senza ammaccature all’ambito traguardo.

La Nuova Dieci Colli, meno chilometri, meno dislivello, ma siete sicuri che sarà meno dura degli anni passati?

Non ci crediamo molto…

Commenti

Post popolari in questo blog

Campioni D'Italia Aics con il Grande Saba!

Le nostre avventure alla Oetztaler 2019

Bologna-Palermo in bici, by Alessandro Galluzzo!