Venerdì di Stage

La mattina si presenta pessima, il cielo di Bologna piange acqua a dirotto e le previsioni per i due giorni di mini ritiro non sono molto speranzose. Colazione veloce al Meloncello e si parte per la Toscana, Loris e i ragazzi, che sono giù da Lunedì, ci stanno aspettando. Il viaggio è duro, piove forte quasi tutto il tragitto, ma più ci si avvicina al mare, più l’intensità cala e la speranza aumenta.

Arriviamo al Campestrello Sport che i ragazzi hanno finito da poco di fare colazione e il cielo non piange più. Loris propone di aspettare fino a mezzogiorno, ma la nostra voglia di pedalare prende il sopravvento e alle 11 siamo già in sella.

Siamo in 5, Guido, Ale che però reduce dall’influenza tornerà indietro dopo pochi chilometri, Doriano e Jack.

Guido è il cicerone del gruppetto e per riaggregarsi con gli altri del mezzogiorno si inventa un circuito tra Bolgheri, Donoratico e Castagneto, poco più di venti chilometri che fanno arrivare a mezzogiorno proprio in cima a Castagneto.

Salire è uno spettacolo, le strade sono fiumi e siamo già sporchi come fossimo usciti in Mtb, ma la vista e una temperatura gradevole ripagano il disagio. Il mare da quassù appare calmo e
l’Isola d’Elba davanti a noi raggiungibile in poche pedalate.

Vorremmo ritornare giù a recuperare gli alti ma un messaggio ci avvisa che faranno comunque un giro corto quindi ci lasciano liberi di proseguire.
Guido rimane davanti a tirare e a farci strada, arriviamo alla Sassetta e svoltiamo a sinistra scendendo verso Suvereto.

La discesa è accorta, è venerdì ma in strada non c’è nessuno però le condizioni del manto stradale, tra buche, ghiaia e fango portati dal maltempo non lasciano certo tranquilli. Pedalare su queste strade però è una vera pace, di altri ciclisti non se ne incontrano ma le automobili incrociate si possono contare sulle dita di una mano.

Dò il cambio a Guido ma dura pochi chilometri, poi si rimette davanti a fare strada.
Le strade da questo versante sono completamente asciutte e possiamo rilassarci quel giusto che basta a svegliare lo stomaco e a ricordarci, almeno a me e a Guido, che l’ultimo cibo solido ingerito era una bella pasta alla pasticceria dopo il Meloncello.

Arriviamo alla Venturina, non quella di Porretta e cominciamo a salire verso Campiglia Marittima. Il ritmo è allegro parecchio allegro, sognando nel mentre un bel panino toscano ripieno di salume .

Entriamo al bar affamati, sporchi e sudati. I ragazzi dietro al bancone ci guardano come fossimo alieni e forse l’odore che emaniamo è pari a quello di un viaggio interstellare di qualche anno.
Io e Jack ordiniamo un paio di panini immensi, bellissimi e strabordanti di ottimo e saporito prosciutto. Guido e Doriano si limitano ad una schiacciata e ad una pasta. La Coca è d’obbligo prima di inforcare nuovamente la bici, la scoiamo in un amen, paghiamo e salutiamo i simpatici ragazzi toscani. Si dice abbiamo ancora finestre e porte aperte nel tentativo di scacciare il nostro ricordo.

Torniamo verso Suvereto e da qui saliamo alla Sassetta, undici chilometri di salita che partono pendenti per poi diventare molto dolci, dolci e tremendamente tecnici.
Guido mi aspetta quando, ancora a Suvereto, mi fermo per togliermi l’antivento, mi tira fino a ricongiungerci con Doriano e Jack e poi si posizione davanti a fare l’andatura.
Si sale quasi senza accorgersene, poi ogni tanto la strada tira di più e pizzica le gambe, Guido è tanto regolare quanto veloce, mi ero ripromesso di non farla forte, ma la bellezza di questa ascesa mi tiene attaccato alla sua ruota.

Mi chiedo se stia dando tutto o si stia limitando, appena la strada si restringe e comincia a serpeggiare intorno al monte, senza saperlo, Guido mi risponde.
Mette il 53 e scatta.
Doriano che già l’aveva tirata con Loris nei giorni scorsi non risponde, io invece gli arrivo sul mozzo e dopo qualche curva lo sorpasso anche.
Ci sorpassiamo a vicenda un paio di volte, salendo veramente forte, fin quando Guido mi fa
notare la puzza di fritto che esce dai nostri muscoli.

Non potrebbe essere altrimenti, si sale tra i 20 e i 30 all’ora, in certi tratti ci avviciniamo anche ai 40, siamo in salita e ad ogni tornantino, vista la strada che è tornata bagnata, siamo praticamente costretti a fermarci. Praticamente un massacro, uno stupendo massacro.

Aspettiamo gli altri e scendiamo nuovamente verso Castagneto. Il mare non si vede più come prima e allora io e Guido decidiamo di andarlo a vedere da vicino, mentre Jack e Doriano tornano verso il residence.  

Ripercorriamo al contrario il circuito di partenza, arriviamo fino alla spiaggia e ci godiamo il tepore del mare e il rumore delle onde.

Peccato avere Guido con me e non mia moglie, ma non si può avere tutto dalla vita.

A Guido poi in questa giornata non gli si può dire niente, ha già tirato quasi tutto il giro e continua imperterrito anche tornati sull’Aurelia e poi su nel drittone infinito a scaloni di cinque chilometri che porta a Bolgheri.

Comincia a piovere, entriamo nel delizioso borgo toscano ci giriamo intorno e scendiamo di nuovo verso il mare, svoltiamo a sinistra sulla Bolgherese verso Castagneto, ci scattiamo sugli ultimi due strappetti presenti poi Guido si rimette davanti, quaranta all’ora sul falsopiano in salita fino al Campestrello.

Doveva essere una giornata di riposo, invece convinti e testoni, come ciclisti di un tempo ormai lontano, ci siamo goduti 130 km in questa terra che profuma di mare e che anche sotto la pioggia sa essere estremamente attraente, anzi forse ancor di più! 
 

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