Un sabato in Trentino

Partire da Zola, con la neve per andare in Trentino, ai piedi delle Alpi, per trovare sole e dieci gradi.

Lo abbiamo fatto e dopo due ore scarse di macchina siamo sbarcati in un altro mondo, abbiamo scaricato le bici e ci siamo messi a pedalare. Sotto l’organizzazione perfetta di Federico Fallavena che ha disegnato un giro sicuramente poco invernale ma assolutamente stupendo.

Trecento metri di statale che da Mori porta sul lago di Garda, svolta a sinistra e si comincia a salire verso Brentonico, otto chilometri di salita regolare, non troppo cattivi che portano in cima al paesino trentino.

È subito chiaro che la giornata sarà dura, il gruppo si divide in due, gli scalatori sono incontenibili a ruota di Loris e scalpitano come cavalli pronti a galoppare, mentre dietro formiamo subito il gruppetto velocisti con uno straordinario Denis Cuzzani che chiude sempre le file, soffrendo ma mai domo.

In cima svolta a sinistra in centro al paese e giù verso Chizzola dove troviamo l’unico angolo veramente freddo di giornata, con le strade bagnate e scivolose. In fondo, lungo la splendida ciclabile che costeggia l’Adige, arriviamo a SantaLucia e successivamente ad Avio dove cominciamo la lunga ma bellissima ascesa del valico di San Valentino.

Quindici km che partono incastonati nelle roccia tra piramidi e anfratti e che finiscono sulle piste da sci del Monte Baldo, dove in molti, dentro al rifugio, ci guardano straniti e noi, stanchi e provati, facciamo fatica a dargli torto.

Usiamo le sbarre porta sci come rastrelliere, di fianco dei bimbi appoggiano un bob e una volta rifocillati e ripresi dallo sforzo, inaspettato ma stupendo, cominciamo a scendere verso Brentonico lungo la strada che costeggia le piste da sci. Noi in bici e di fianco sciatori increduli ci guardano più che stupiti.

Scendiamo a Brentonico e poi di nuovo a Mori e da qui, invece di tornare alla macchina, svoltiamo a sinistra prendendo la comoda e ben fatta pista ciclabile che porta al Passo San Giovanni per poi buttarci in picchiata in centro a Torbole, con il lago di Garda nascosto dalla foschia che ci appare ondeggiante una volta vicini alla fine della discesa.

Non ci si ferma e ci si prepara ad un’altra salita verso un altro lago, il lago di Tenno. Altri otto chilometri di salita, agevoli ma non facili come possono sembrare.

Attraversiamo il paesino di Pranzo che sono le 13:30 spaccate e non possiamo altro che pensare di essere nel luogo giusto al momento giusto, ma proprio per questo non ci fermiamo. Raggiungiamo il lago in cima alla salita, il tempo di ricomporci e scendiamo verso Riva del Garda dall’altro versante per tornare a Torbole e risalire verso il passo San Giovanni e poi da qui rientrare a Mori.

Loris mangia, quello che ha consumato oggi lo sa solo lui e non deve essere facile neanche per la Lifecode riuscire a rifornirlo ogni mese, ma loro sono molto bravi e ci riescono in ogni occasione e Loris può pedalare come sempre con grande scioltezza.

L’ultima asperità di giornata parte dal centro di Torbole con un ciottolato ben sistemato e arriva dopo un chilometro e mezzo e solo due curve, iniziali, in cima al paesino trentino.
È un chilometro e mezzo dritto al 10% ,che dopo cento chilometri tondi e duemilaseicento metri di dislivello invece di annientarci ci esalta e ognuno, con il suo passo, dà l’anima per arrivare in cima il prima possibile, mentre il sole si specchia sul lago che si allunga alle nostre spalle in tutta la sua bellezza.

Torniamo alle macchina stanchi ma estasiati, mentre su tutta Italia si è abbattuto l’inverno con il suo gelido abbraccio, queste maestose montagne ci hanno regalato una giornata primaverile, tra strade deserte, rocce silenziose, muri di neve, sciatori confusi e gambe provate ma felici.

110 km, 2700 mt di dislivello. E siamo solo a Febbraio!       

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